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第26章 跋(11)

Una serie di colpi di fortuna non avviene molto spesso,ma è un vero piacere per me ricordare i giorni propizi dello scambio epistolare con uno studioso italiano a proposito di un importante reperto culturale,e il conseguente buon esito.

Il reperto in questione è un libro persiano degli inizi del secolo XVI,sulla Cina:il“Khataynameh”scritto da Syyed Ali Akbar Khytay nel 1516.L'originale è in Persiano,piu'tardi tradotto in Turco.Il libro era famoso nel mondo islamico.Gli studiosi europei ne vennero a conoscenza solo nella seconda metà del secolo XIX e lo trovarono così raro ed interessante che poteva paragonarsi solo ai Viaggi di Marco Polo,e persino piu'interessante.

Da decenni valenti orientalisti cercano di tradurlo in una lingua europea,ma finora nessuno ha ultimato l'opera.Finora,questa fonte fondamentale di conoscenza sulla Cina è in Persiano e Turco,il che impedisce ai profani di apprezzarne il contenuto.

Poichè sono un professore di Fisica Elettronica,cosa può avere a che fare con me un'opera di storia?E cosa ha a che fare con studiosi italiani?Molto,si vedrà.è una lunga storia da raccontare,che risale almeno a mezzo secolo fa,e concerne la tradizione accademica della mia famiglia.

Il primo evento casuale è il fatto che io sia nato in una famiglia che conosceva bene Marco Polo e i suoi“Viaggi”.Mio padre ci raccontava episodi su Marco Polo a cena quando ero ragazzo,e tutti noi eravamo colpiti dall'arditezza di avventurieri come i Polo,o altri grandi esploratori e scopritori del passato,quale per esempio Cristoforo Colombo,e dai loro successi.Era una caratteristica latente per me,quella di prestare attenzione a racconti storici.Mio padre mi influenzò ancor più per la sua stessa esperienza di conversione alla Storia in seconda istanza.

Quando nacqui nel 1926,mio padre Zhang Xinglang aveva cambiato completamente la sua carriera:in quello stesso anno,si era“riciclato”da chimico a storico delle relazioni tra l'Oriente e l'Occidente,tale da acquistare una buona fama nel corso degli anni.Ebbe successo in un cambiamento così radicale e fondamentale,poichè aveva lavorato e studiato sistematicamente sull'argomento,durante il tempo lasciatogli libero dalla sua professione di chimico.

Il primo lavoro che egli fece fu una traduzione commentata de“I Viaggi di Marco Polo”di Henri Yule,tradotti da Cordier in 3 volumi.Ciò suscitò un vasto interesse agli inizi del 1910,quando era uno studente di Dottorato all'Università di Berlino.Dopo il suo ritorno in Cina,gli ci vollero 12 anni per completare la traduzione e pubblicare l'”Introduzione”nel 1924,e il primo volume del testo nel 1929,ambedue con commenti supplementari.Questo era il primo lavoro accademico su”I Viaggi di Marco Polo”ad essere presentato in Cina.Purtroppo,il resto della traduzione non potè essere pubblicato a causa della mancanza di fondi a quel tempo.

Il secondo lavoro che egli fece fu una serie di libri:“Materiale Storico delle Relazioni tra la Cina e l'Occidente”,in 6 volumi,che abbracciavano un'area assai estesa tra il Medio Oriente,l'Europa,l'Africa e la Cina,e un periodo assai lungo,dalle leggende preistoriche alla Dinastia dei Ming.La serie fu pubblicata nel 1930 come prima pubblicazione dell'Università Cattolica Fujen di Pechino,dove mio padre fu impiegato dall'inizio,in qualità di Professore e Direttore del Dipartimento di Storia,sino alla sua morte nel 1951.

A fianco dei lavori summenzionati,egli fece ulteriori ricerche su Marco Polo.Pubblicò una monografia nel 1931,e preparò tempestivamente la traduzione cinese del Codice Italiano Z(l'ultimo trovato)dei Viaggi di Marco Polo edito dal prof.Luigi Pasquale Benedetto.Tale edizione era basata su un manoscritto trovato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano,e tradotto in Inglese da Aldo Ricci nel 1931.La sua traduzione cinese comprende 4 libri editi nel 1934.

Egli preparò inoltre molti altri saggi e studi sugli antichi inviati romani o italiani,missionari e viaggiatori in differenti periodi di tempo.Prestò speciale attenzione all'influenza che Marco Polo ebbe nei secoli successivi.Ad esempio,fu il primo cinese a tradurre la corrispondenza scambiata tra Toscanelli e Colombo prima che quest'ultimo effettuasse il suo primo viaggio nel Nuovo Mondo,e pubblicò tale materiale nel suo libro come prova dell'influenza di Marco Polo su Colombo.Prestò inoltre interesse alle relazioni tra l'antica Italia e la Cina,tanto che il primo tomo del suo libro fu dedicato alla storia delle relazioni sino-europee che erano poi,nei fatti,relazioni sino-italiane o sino-romane.

Egli fu anche uno dei co-editori di“Monumenta Serica”,un giornale sino-europeo pubblicato dapprima a Pechino nel 1935,e ancora esistente nel mondo oggi.Raggiunse il culmine delle sue attivit à nel 1937,quando le sue attività vennero bruscamente interrotte dalla guerra di invasione giapponese.L'ambiente accademico ne soffrì terribilmente,i fondi per la letteratura furono sospesi,e persino le derrate alimentari per la vita quotidiana erano così scarse che mio padre fu costretto a condurre uno stile di vita assai umile e semplice,tale da minare seriamente la sua salute.Ciononostante egli non cessò mai di ricercare nuovo materiale per arricchire il suo libro e perfezionare la sua cultura e conoscenza sull'argomento.

In quel periodo lasciò incompiuto un importante lavoro,che avrebbe senz'altro completato se non ci fosse stata la guerra.Si trattava della traduzione cinese commentata del libro persiano sulla Cina di cui si è parlato sopra:il“Khataynameh”.Tale lavoro era svolto in collaborazione epistolare conil famoso professore Paul Kahle dell'Università di Bonn,il quale lo considerava alla stregua de“I Viaggi di Marco Polo”e lo voleva commentato da uno storico cinese per poi pubblicarlo in Tedesco o in Inglese.La loro collaborazione cominciò nel 1934 e si interruppe nel 1938,quando il prof.Kahle si rifugiò a Londra,e la Cina del Nord rimase isolata.

Dopo la seconda Guerra Mondiale,mio padre sopravvisse in gravi condizioni di salute e potè a malapena proseguire le sue intense attivit à di ricerca.Neppure Kahle riprese i suoi studi sull'argomento.Il loro progetto congiunto era vano,e scomparso dalla faccia della terra.

Passò quasi mezzo secolo,quando nel 1982-giusto per caso-notai l'articolo“una breve introduzione al Kathaynameh”scritto da mio padre nel 1936,in un vecchio giornale cinese di geografia.In esso era chiaramente scritto che la collaborazione col prof.Kahle era in corso in quel momento.Chi avrebbe detto che quella sarebbe stata la sua prima e ultima pubblicazione sul loro argomento preferito!

Provando grande pena per questo insuccesso,decisi di verificare se ci fosse ancora,al mondo,qualche vestigia del loro lavoro.Controllai tutti gli indici delle biblioteche nazionali senza risultato.Un amicomi aiutò a controllare gli indici della Biblioteca del Congresso,negli Stati Uniti,e mi confermò che anche Kahle non aveva pubblicato nulla sul“Khataynameh”.Chiesi lumi agli amici e coetanei di mio padre(ben pochi erano ancora vivi)e anche in quel caso,nessuno ne sapeva nulla.

Finalmente,nel settembre 1982 mi feci coraggio e scrissi all'“Orientalischer Seminar”dell'Università di Bonn per chiedere informazioni sull'opera di Kahle.Ricevetti subito una risposta dal prof.Schützinger,uno studioso tedesco,col rammarico di non aver trovato alcun manoscritto del prof.Kahle(che aveva fondato il“Seminar”)né presso tale istituzione,né nella biblioteca dell'università.Però mi prometteva di contattare la famiglia di Kahle per vedere se c'erano manoscritti lasciati in legato.

Dopo alcune settimane ricevetti una seconda lettera dal prof.Schützinger,con la notizia esaltante,avuta dal figlio del prof.Kahle,che tutti i libri e manoscritti del padre erano stati donati all'“Istituto di Orientalistica”dell'Università di Torino,ed affidati alle cure del prof.Michele Vallaro,incaricato di occuparsi del cosiddetto“Fondo Kahle”.Dopo aver letto la lettera,la speranza si affacciò ai miei occhi e un forte desiderio di leggere i manoscritti proruppe dal mio cuore.Era una giornata luminosa di primavera quando-proprio nel momento in cui avevo deciso di raccogliere ancora coraggio e scrivere direttamente a Torino- ricevetti una lettera inaspettata dal prof.Vallaro in persona,datata 18 Aprile 1983,nella quale mi informava che,dopo aver saputo che uno studioso cinese era interessato ai manoscritti di Kahle,si era subito messo alla ricerca e li aveva trovati intatti,sparpagliati in differenti faldoni.Mi informò sul loro stato e quantità,e mi offrì di usarli a mio piacimento.Quando finii di leggere la lettera,non potei fare a meno di esclamare,come un bambino,“Eureka!”.

Era un avvenimento storico,trarre dall'oblio questo tesoro nascosto,costituito da uno sforzo umano per la cultura.Mezzo secolo non è nulla per lo storico o per l'archeologo,ma per un individuo che prosegue una ricerca,50 anni costituiscono un problema di vita o di morte,successo o sconfitta.Se questo tesoro non fosse stato scoperto in tal momento,magari ci sarebbero voluti altri 50 anni di attesa,perchè si verificassero circostanze casuali e favorevoli.La cultura umana si eleva e crolla nel lungo corso della storia.Quante idee preziose e lavori non finiti svaniscono insieme all'esistenza dei grandi scienziati del mondo?Chi può saperlo?

Fui molto commosso dalla personalit à del prof.Vallaro,che non aveva mai avuto a che fare con me precedentemente,eppure aveva dimostrato un grande rispetto verso le reliquie culturali,specialmente quelle relative alla Cina.Pensai quindi che avrei potuto completare io stesso quel lavoro,nel mio tempo libero,malgrado la mia ignoranza sull'argomento.Ciò facendo,avrei potuto alleviare una parte della mia pena e portare un piccolo contributo al nostro retaggio culturale.Cosicchè mi presentai ed espressi le mie intenzioni al prof.Vallaro,con una breve introduzione sui contenuti del“Khataynameh”per quanto potessi conoscere,e sul merito di quest'opera antica,per la quale il prof.Kahle aveva sì grande stima.

Però potevo solo esprimere un'intenzione,dovendo aspettare di disporre di valuta estera per chiedere fotocopie del manoscritto.Non ne avevo assolutamente i mezzi a quel tempo.Dopo aver saputo del valore del materiale in questione,e che avrei io stesso condotto tutto il lavoro nelle mie umili condizioni,il prof.Vallaro mi comunicò,in una lettera del 14 luglio 1983,la sua idea entusiastica di offrirmi le fotocopie in regalo,in segno di amicizia tra il popolo italiano e quello cinese,e come contributo al lavoro di mio padre.

Dopo aver fatto attenti e dettagliati arrangiamenti,finalmente le fotocopie del manoscritto e molte comunicazioni epistolari tra mio padre e il prof.Kahle finalmente vennero tra le mie mani alla fine del 1983.C'erano voluti 15 mesi per avere il materiale sulla mia scrivania,a partire dalla mia prima lettera di ricerca.

Non è certo una tempistica rapida per l'era dei satelliti e del computer,ma era pressochè un miracolo per me,e- credo- anche per l'uomo comune del mondo.Come è possibile per due individui di differenti nazioni e regimi,e così distanti fra loro,senza essersi precedentemente conosciuti,raggiungere un tale livello di mutua comprensione solo attraverso lo scambio di qualche messaggio in nome della letteratura?Potrebbe essere accaduto altrove?Non sempre,credo,o almeno non nel mondo snob e in quello dei circoli meramente economici e del guadagno.Penso che ciò possa essere spiegato solo dal sentimento storico di amicizia e rispetto dimostrato dagli Italiani per la Cina e la sua storia.

Il popolo italiano deve essersi abituato all'idea che la Cina è un Paese distante e misterioso,ma amico.Il prof.Vallaro mi scrisse in una delle sue prime lettere:“è una piacevole sensazione scoprire che si ha un amico cosìlontano come in Cina!”e concluse con“i migliori auguri per Lei e per il Suo Paese,così immenso sia in senso spaziale che cronologico”.

Dopo aver raccolto il materiale,mi misi immedatamente al lavoro,studiando e traducendo il testo,raccogliendo altri elementi importanti di letteratura,facendo annotazioni e commenti e finalmente completai il libro“Il Khataynameh e le Ricerche Internazionali sull'Argomento”.Il libro fu pubblicato nel 1987.

Durante il mio lavoro su questo libro,la buona fortuna mi ha sempre assistito.Il Dr.Joseph Needham e il prof.Ji Xian Lin hanno scritto le incoraggianti prefazioni.Il prof.Iraj Ashfar dell'Università di Teheran mi ha spedito una copia del“Khataynameh”stampata in Persiano moderno;il prof.Haneda dell'Istituto di Lingue Straniere di Tokio mi ha offerto cortesemente materiale assai importante preparato da ricercatori giapponesi sul medesimo argomento.Praticamente tutti questi colleghi sono stati contattati tramite opportunità casuali.Penso sempre come ripagare il mio debito di gratitutudine verso questi amici che mi hanno dato grande incoraggiamento e anche aiuto concreto,specialmente il prof.Vallaro,verso cui mi sento profongamente in debito.Egli ha permesso che questo lavoro ritornasse alla vita.La sua generosità ha stimolato il mio impeto e la mia fiducia al lavoro,ed ha alleviato i miei sentimenti di rammarico riguardo a mio padre e al Prof.Kahle.Adesso sono felice e fiducioso di intraprendere un altro passo:preparare una versione inglese del libro,così da facilitare la sua lettura da parte degli amici in Occidente e in Giappone.Ciò potrà in qualche modo ripagare il mio debito di gratitudine verso i miei amici all'estero.

Un'altra opportunità fortuita si ripresentò nel 1986,quando lavoravo come Direttore Nazionale di un progetto delle Nazioni Unite(PNUD)in Cina.Partecipai ad un ricevimento offerto dal rappresentante del PNUD congiuntamente con funzionari del Governo Cinese.In tale occasione incontrai Paolo Sabbatini,funzionario del progetto e mia controparte,che non avevo mai visto prima,e con cui ero stato solo in contatto telefonico.Ebbi una chiacchierata con lui e gli raccontai la mia storia,dopo aver scoperto che egli è Italiano.Secondo le mie aspettative,mostrò subito grande interesse per la mia storia e mi incoraggiò a dar seguito ad un ulteriore programma di introduzione in Cina di cultura italiana e di grandi figure storiche.Fui immediatamente d'accordo sulla sua proposta,anche perchè avevo in mente di preparare un libro su Cristoforo Colombo e gli studi Colombiani nel XX secolo,se avessi trovato materiale sufficiente.

Non c'è ancora un libro su Colombo scritto originariamente da un Cinese,nella nostra immensa nazione.è mia volontà veder realizzato un libro in Cinese,scritto scientificamente,per i numerosi lettori cinesi,specialmente in occasione della commemorazione del grande benefattore italiano dell'umanità nel quinto centenario della grande scoperta.La mia iniziativa deriva dall'influenza familiare e il mio impeto sar à basato sull'incoraggiamento e l'amicizia degli italiani che mi sono vicini.

Possa tale motivo produrre un'azione concreta,che si dimostri benefica nel promuovere l'amicizia tra Cinesi ed Italiani,il popolo che amo e rispetto.

Possa l'esistente amicizia italo-cinese crescere e perdurare per sempre!

Cronaca personale,dal 1988 ad oggi.

Paolo Sabbatini

Dopo questo“cammeo”dedicato al professor Zhang Zhishan,e l'articolo scritto da questi,mi dedicherò a descrivere gli avvenimenti successivi a questa prima parentesi pechinese.

Lasciai la Cina nel 1988 mentre mia moglie rimase fino al '91.Ritornai a Roma per Occuparmi di Cooperazione allo Sviluppo,visto che ero un esperto nella trattazione dei problemi relativi,presso il Ministero degli Affari Esteri italiano.Feci numerosi viaggi in America Latina,aprofittando della mia conoscenza dello Spagnolo.A questo proposito,menziono una delle caratteristiche della burocrazia che è quella dell'imperscrutabilità delle assegnazioni.Infatti,malgrado io avessi imparato il Cinese nei miei tre anni in Cina,fui assegnato all'America Latina;per fortuna parlo anche Spagnolo quindi la scelta effettivamente aveva un senso.

Nel‘93 le Nazioni Unite mi proposero un posto di grande prestigio:quello di diventare capo delle operazioni dell'Unicef in Pakistan.Lasciai quindi il Ministero degli Esteri e mi trasferii ad Islamabad,dove mia moglie mi raggiunse nel‘94 come Consigliere presso l'Ambasciata d'Italia.

Il Pakistan è una terra che ha lasciato una profonda impressione nel mio cuore,soprattutto perché posso constatare che nell'animo dei pakistani c'è una grande passione per l'Italia e per gli italiani.Si tratta di persone di grande affabilità e di grande generosità.

Anche in Pakistan continuai a mantenere i rapporti con l'Ambasciata cinese ad Islamabad e ricordo,come in un sogno,la celebrazione del ritorno di Hong Kong alla Cina nel ‘97.Fui invitato all'Ambasciata Cinese e seguii con molto scrupolo e con molta felicità i momenti di gioia che compartecipavo coni miei amici diplomatici.

Nel ‘97 mia moglie fu trasferita a Parigi e la seguii anche io;per circa quattro anni mi occupai di cooperazione allo sviluppo facendo svariate missioni in Argentina e in Tunisia per il Ministero degli Esteri d'Italia.

Nel 2001 divenni funzionario dell'organizzazione internazionale per la cooperazione e sviluppo“World Vision”che si occupa di aiuti d'emergenza.

Fui quindi mandato dapprima in Pakistan ad occuparmi dell'emergenza afghana e poi,con base a Cipro,mi dovetti occupare dell'emergenza della guerra in Iraq.

Con World Vision si conclude la mia esperienza nel settore della cooperazione allo sviluppo.Nel 2003,tramite un difficile concorso pubblico,sono rientrato nei ruoli del Ministero degli Esteri nella cosiddetta“Carriera Culturale”.Dopo 2 anni di servizio alla Direzione Generale della Cultura mi sono recato ancora una volta in Cina come Direttore dell'I.I.C.di Shanghai.

Si è trattato di un ritorno di fiamma.Occupandomi della promozione della cultura italiana mi sono gettato nel lavoro con enorme entusiasmo.Nel momento in cui scrivo(siamo nel 2009)posso confermare con orgoglio che grazie all'amicizia e al buon rapporto con le controparti di Shanghai sono riuscito ad organizzare,in quasi quattro anni di lavoro,quasi 700 eventi culturali.In pratica un evento culturale per ogni giorno lavorativo.

La mia missione lavorativa a Shanghai è stata coronata da due titoli a cui tengo molto,che sanciscono il legame con la Cina e il riconoscimento dei miei sforzi:il Municipio di Shanghai/Jing'an mi ha nominato Consigliere per le Arti e l'Accademia del Teatro di Shanghai mi ha conferito il titolo di Consigliere Speciale.

Si tratta di due stimoli per continuare la mia attivit à di rappresentante della cultura italiana e di ponte tra il mondo italiano e quello cinese,come è testimoniato dal mio nuovo nome cinese,che al mio arrivo a Shanghai nel 2006,mi fu conferito e regalato dall'amico e collega Prof.Tang Jianmin,Decano del Dipartimento di Italianistica dell'Università degli Studi Internazionali di Shanghai(SISU).

Si tratta di un nome che simbolizza la mia missione e la mia personalit à:倪波路(Ni Bolu).Secondo la pittografia,il nome“Ni”è composto dagli ideogrammi che significano“il figlio del popolo”.Quindi,del nome di famiglia“Sabbatini”è stata conservata l'ultima sillaba.L'espressione può significare“Rappresentante del popolo italiano”.“Bo”vuol dire“onda”,un'onda del mare(anche se in realtà sono venuto in Cina in aereo)e l'oceano che separa l'Europa e la Cina;ci sono tanti mari e tante onde.“Lu”vuol dire“cammino”.Sono venuto ad aprire un cammino tra l'Italia e la Cina,e a ripercorrere un cammino che Matteo Ricci e Sabbatino de Ursis avevano scavato 400 anni or sono.

Se è vero che“tutte le strade portano a Roma”,è anche vero che da Roma partono tante strade.Una di queste arriva fino alla Cina:è la via della seta come si diceva una volta,e come direi oggi,è la via dell'amicizia.

Poscri t t o Lo Zhejiang University Seeco Educational Research Centre è felice di aver resa possibile la stampa del presente lavoro,che mette bene in luce il lungo e fruttuoso incontro tra la Cina e l'Italia nel segno dell'amicizia e degli scambi culturali.Particolarmente significativo nel 400.mo Anniversario della morte dell'illustre studioso e missionario Matteo Ricci è la passione con cui i discendenti del Ricci stesso,del suo amico Paolo Xu Guangqi e del confratello Sabbatino de Ursis,si sono dedicati per far rivivere la memoria e rintracciare le testimonianze di un'amicizia capace di trascendere spazio,tempo e differenze culturali appunto perchè fondata su sincerità,vero rispetto e valori condivisi.

I valori messi in risalto in questo dilettevole ed interessante lavoro“A sei mani”sono gli stessi che ispirano tentativi ed obiettivi del nostro Research Centre.Questi valori,se accettati con tutto il cuore,non potranno che contribuire ad unire la grande e antica Nazione Cinese e l'Italia,in un vincolo di amicizia ancora più autentica e duratura.

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